Vittorio Sgarbi
DOVILIO BRERO ha la statura del virtuoso nell’esaltare la bellezza femminile in una variabilità di atteggiamenti che nascono da un ottimo disegno preparatorio e da numerosi passaggi tonali. Superando l’impasse della Pop Art per approdare a un linguaggio tutto suo e autonomo, Dovilio Brero sublima la donna in un omaggio costante alla sua armonia fisica, alla sua sensualità, al suo erotismo, porgendola come simbolo terreno dell’offrirsi e del ritirarsi. Negli ultimi anni questo artista si è cimentato nel progetto e nella complessa rappresentazione del Minotauro e del Labirinto. Ha così realizzato, con una leggera e intelligente scrittura barocca, una serie di Stanze dove gli attori che partecipano al rito sono immersi in un’atmosfera sospesa. Si tratta di un ampio progetto per cicli, realizzato con un taglio tra il surreale e il concettuale. Di un’astrazione formalmente elegante è La stanza di Dedalo. Sono allusioni volute di reperti archeologici, di mappe labirintiche supportate dal plexiglas, sculture in cristallo e in bronzo in cui Dovilio Brero rivisita il Mito con forza coinvolgente. Nella Stanza di Icaro, come in un gioco di prestigio, è ricostruita la Caduta, un assemblaggio armonico di legni colorati che utilizza, come altro tassello della narrazione, la Macchina del Volo; questo omaggio a Leonardo è un appello alla ratio che giunge limpida dal Rinascimento in risposta alla primitiva brutalità del mito. La fantasia fervida di Dovilio Brero prende slancio nel ciclo dedicato ad Arianna, costituito da diverse figure di donne sognanti, che Dovilio Brero racchiude e adorna in un infinito filo liberatorio. Più arrischiato poi il ciclo della Stanza di Teseo, dove l’artista evita brillantemente il didascalico, per approdare a suadenti soluzioni stilistiche. La Stanza del Minotauro è infine di straordinaria inventiva e di felice figurazione: il mostro appare qui meno inquietante degli altri protagonisti, ormai reso innocuo e disarmato nella sua pura e arcaica animalità. Dovilio Brero ha per Mito una sorta di ossessione. Lo racconta per immagini, lo rispetta, lo trasforma e lo attualizza a modo suo, conservandone il significato, che è poi quello cosmico del rapporto dinamico fra il maschile e il femminile. La forza di questi lavori contagia l’osservatore; i volti, gli occhi dei suoi personaggi sono eventi che si rinnovano sempre dissimili; sono figure che popolano la mitologia mediterranea, e che fanno parte del suo e del nostro inconscio. Pittore e scultore di forte impatto estetico, Dovilio Brero è un rivelatore di entità mitiche prepotenti che appartengono ancora al nostro presente, per cui, sin dai titoli d’ogni suo ciclo pittorico, egli enuncia – e risolve con rara sapienza artigiana -un messaggio di tensione morale e sociale. Siamo così coinvolti dal gruppo di lavori dedicati alla Vestizione di Pasifae e all’indiretto omaggio ad Arman, dove l’assemblaggio di strumenti musicali a coda forma un’armoniosa e cromatica scultura. Sono immagini suggestive, che presentano la colta problematicità di un artista, capace di trasmettere armonia estetica a un insieme di elementi classici, pagani e mediterranei. Sono cicli di pensiero lungo la strada difficile di una ricerca, dove forma e colore si coniugano felicemente in un immaginario denso di suggestioni. Per queste evocazioni mitiche, di gusto indubbiamente surrealista, voglio qui proporre i tratti strutturali più salienti: la consistenza dell’impaginato, il cromatismo potente, il senso preciso dello spazio, il gusto colto della citazione, e infine il senso di compiutezza della narrazione.
Vittorio Sgarbi
dal Volume “Le scelte di Sgarbi” edito da Mondadori – 2004.
-Critiche:
- Franco Passoni
- Giovanni Faccenda
- Lucia Toesca
- Mario Monteverdi
- Monica Mantelli Nucera
- Paola Gatti
- Pino Farinotti
-Vittorio Sgarbi