Paola Gatti

Le donne, il Minotauro, l’armi, l’Amore, le cortesie, l’audaci imprese. E’ il canto di un pittore antico e moderno che prima di essere artista è uomo, di ieri e di oggi. Un uomo con le sue ansie, i suoi dubbi, le sue angosce metafisiche, che indaga se stesso per scoprire ì tormenti di tutti gli altri. Di quella società che da secoli respira, si dispera e soffre, ama e odia, si illude e poi disillude e si combatte. “Il punto di partenza è l’uomo come individuo unico, come mondo a se stante che ha il diritto di esistere ed essere accettato da tutti gli altri mondi perché tutti i mondi di fatto sono parte dello stesso mondo – così Dovilio Brero spiega il pittore Dovilio . La libertà innanzitutto. La libertà della persona e la libertà dell’artista”. Già, perché lui è il pittore libero in un mondo non libero. Non ha lacci o catene, i suoi polsi non sono legati, la sua mano destra può brandire le setole fini come Cirano la spada. “Io non perdono e tocco” parlano le immagini. Immagini forti, figlie di estro, tecnica e genialità. Lui, non lo sa, ma è come il suo Minotauro, un mostro complesso che si muove con rabbia nell’intricato labirinto del vivere e si nutre di vita. Le sue creature nascono da un tratto schietto e preciso, si vestono di luce e colore intenso, si complicano di trame infinite, ora di simbolismo, ora di sobria ironia, ora di semplici pizzi inspiegabili e di meccanismi precisi per tradurre gli intrighi del pensiero e l’arcano dell’universo. Vivono sì, mai però un’esistenza flebile, lottano per dìventare materia. Forse rivivono soltanto perché ci sono sempre state, un po’ sopite e da tutti dimenticate. Provengono dalla storia, dalla mitologia, dalla musica, dalla poesia, dal cinema. Volti d’altri tempi che si reincarnano in gente di oggi moderna e complessa, gente di tutti i giorni. Volti del nostro tempo che si sovrappongono con i loro tormenti su altrì già passati.
Pasifae è rossa, di peccato e di lussuria, piange il figlio che non pianse allora, sensuale e attualissima pare una modella che indossa provocanti autoreggenti sotto le trine del vestito griffato. Arianna è nera di pelle ma soffre di nuovo, sola e abbandonata, l’odio e il razzismo di sempre. Il Minotauro è morto sconfitto da una guerra logorante e si celebra la sua dipartita, è la violenza che trionfa perché ha sopraffatto il diverso.
Surrealismo, iperrealismo, metafisica? No, perché costringere Dovilio in un movimento e imprigionare la sua arte? “Sono free – contesta il pittore – Non appartengo. Mi riconosco soltanto nel mio tempo, in questo momento preciso. li pennello lo uso con libertà, non con iperrealismo perché la mia tecnica è molto più corposa. Il surrealismo è sogno, io sono realtà. La metafisica è tensione interiore, io sono vita”.
“Monasterolo me genuit” dice l’artista antico, —Monasteroio mi ha fatto” replica il moderno. E Monasterolo ancora lo tiene in grembo nella cappella di San Rocco che lui ha affrescato. Già, il rustico guscio, i suoi riti e i suoi miti, il girotondo delle stagioni nell’umiltà delle cose tra l’odore della terra mescolato a quello ferroso degli attrezzi. A Monasterolo Dovilio ci è nato e ha trascorso parte della fanciullezza e poi, dopo sette anni di collegio, l’adolescenza. Qui ha consumato le prime esperienze di lavoro e si è sudato i primi salari, nella
bottega dei sarto, in officina. Qui la pittura è stata ìa sua fedele amica fin dallInfanzia. Nel 1974 il Leonardo d’oro, il 1 premio internazionale d’arte contemporanea, finalmente gli sorride e gli apre la strada al successo. Nel 1978 vince l’Oscar Accademico per l’arte figurativa a Torino. Poi è la volta di Art Expo di New York, un’esperienza che dura sette anni e si chiude nel 1990 con un bilancio molto positivo. Ancora anni di intensa attività sino ai giorni nostri che lo vedono impegnato nella mostra Progetto Minotauro Labyrinthos (dipinti dal 1988 al 2001). Una mostra che è già stata presentata alla Fondazione Stelline di Milano nel 1999 e nella villa La Versiliana di Pietrasanta nel corso dei Festival 2000. Ora toccherà alla Galleria comunale d’Arte Moderna di Piombino ospitarla dal 3 novembre (giorno dell’inaugurazione, alle ore 18) al 23 del mese.

Paola Gatti 13 ottobre 2001.

-Critiche:
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