Monica Mantelli Nucera

..”Si può quindi pensare, almeno di una certa fetta di neo-figurazione pittorica, di essere oggi davanti a una sorta di “mondo fluttuante”, una dimensione di ubiquità, dove è possibile essere in più luoghi contemporaneamente senza muoversi da ciò che stiamo osservando. Un quadro surreal-figurativo offre in alcuni casi una interessante “tavola sinottica” di simboli, ove le più segrete intuizioni dell’artista possono essere oggettivate in lettura onirica attraverso una storia apparentemente semplice. Prodotti artistici di questo tipo aprono finestre e riflessioni su un tempo passato, in un asse immaginifico in costante dilatazione. L’artista che riesce a fare questo senza risultare sterilmente virtuoso o di maniera è un “semio-catalizzatore”, ovvero un collettore di immagini e segni archetipici che affiorano su una tavola di discussione. Colui che è in grado di fare questo in armonia, senza curarsi del giudizio altrui, del rumore assordante degli innumerevoli attacchi e delle violente provocazioni che possono giungergli da ogni parte, è un vero ricercatore, che scava a fondo, oltre se stesso. E che per questo sfugge all’identificazione, e dunque alla categoria. Facendo di lui un vero Artista. E’ questo il caso di Dovilio Brero. Convivono infatti in lui ben cinque elementi distintivi: la forza della sua sapiente tecnica ad olio: rigorosa, virtuosa, elegante. Rara. Il valore dei temi che sceglie di affrontare, osando oltre le icone del popolare e immediato. La giustizia nell’attingere con equilibrio dalla lezione dell’ Umanesimo e del Rinascimento. La modestia nel ritenersi mai arrivato, pur toccando vette importanti nella sua produzione artistica. L’obbedienza piena, ma mai piegata, alla bellezza classica dal Manierismo al Novecento. Senza dimenticare la costante tensione verso una sana dose di ironia, nonché di autoironia. Anche quando tocca argomenti “seri” come il Mito. Da Atlandide, al Minotauro, ai Tarocchi. Tante sono le situazioni leggibili nelle pieces mitiche rappresentate da questo artista-demiurgo. Il Minotauro sperimentato nel suo ciclo pittorico omonimo, è una narrazione fabulistica delle qualità e delle gesta di esseri ideati come divini –ma sono solo mezzi umani- capaci di vivere in quella insolita categoria tra animali, dei ed eroi, con un inquietante omaggio al femminile – Pasifae – che da straordinaria ed ammaliante seduttrice in rosso, rivela la sua segreta mano mandante della prigionia del figlio, con una bellezza altera e incurante del dolore che alberga in stanze non distanti da lei. “Il labirinto nel quale il Minotauro si perde appartiene a tutte le civiltà a tutte le epoche: ai campi di grano che recano questo antico simbolo della spirale infinita. Questo gomitolo non dipanato, non risolto. Questo simbolico confronto tra Eros e Thanatos. Le figure come il Minotauro svolgono sempre, nella loro teatralità, una funzione etico-narrativa, in quanto l’autore è in possesso della dote – oggi rara – di essere un poeta della forma” (Dovilio in occasione di una conversazione nel suo studio a Monasterolo di Cafasse – settembre 2004) Monica Nucera Mantelli Da “MIO PADRE ERA UN MINOTAURO Verso la risoluzione del Nodo” (2004).
-Critiche:
- Franco Passoni
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- Lucia Toesca
- Mario Monteverdi
- Monica Mantelli Nucera
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